Gorra. Una minuscola frazione posta sopra Finale Ligure, a pochi minuti di auto dall’uscita del casello autostradale. Una domenica in solitaria, con un sole che annuncia una primavera alle porte. Decisamente una bella giornata da godersi all’aria aperta.

Lunghezza: 8Km;
Durata: 3h compreso il pranzo al sacco;
Dislivello: 417m;

Parcheggio la macchina dietro alla chiesetta di San Pantaleo, poco sopra Gorra. Proprio lì dietro trovo l’arrivo del sentiero (o meglio, pista mtb “Rollercoaster”) che devo prendere. Capisco in pochi minuti che il mio finissimo udito dovrà stare all’erta tutto il giorno, alla ricerca di ogni singolo rumore di copertone che scorre. I ciclisti non mancano, e in buona parte vengono giù “a cannone”. Massimo rispetto, guardando il fondo della pista capisco che per me l’unico modo per farla sarebbe tutta sui denti!!
Mi rendo conto di essere proprio di buon umore. Il sole splende, lo smanicato dura 5 minuti e io sono caldo per salire verso l’alto. Il percorso che mi sono studiato mi intriga e sono curioso di scoprirlo.

Il bosco è bello, e la cosa bella è che a sprazzi l’erba è di un verde splendido. I colori primaverili stanno arrivando e noto davvero la differenza rispetto ai weekend scorsi.

(Poi, magari, sono solo andato in dei posti di merda le volte precedenti, altro che primavera…ma a me piace pensare che l’inverno stia andando in letargo!)

Continuo a salire senza grossi problemi, a tratti la salita non scherza ma comunque è un percorso decisamente fattibile. Il fondo è ben pulito grazie ai ciclisti, quindi benissimo anche per noi pedoni.

La mia idea è quella di salire fino ad imboccare il sentiero “Rebel Yell”, ma, purtroppo, una volta arrivato, scopro che il bivio non c’è. Provo a salire ancora ma proprio sto Rebel Yell non si trova. Un po’ sconsolato devo improvvisare un cambio percorso. Mi passa per la testa di proseguire a salire per arrivare sul Melogno, ma alla fine decido di scendere direttamente fino alla Madonna della Guardia per mangiare.
Questa strada è larga e percorribile con un fuoristrada, il che la rende decisamente comoda da fare.
In circa 15 minuti di cammino mi ritrovo al bivio che mi permetterebbe di andare a Calice, ma uscirei troppo dalla zona. In un attimo capisco due cose:
1. Sarei dovuto salire fino al Melogno, accidenti!!
2. I System Of A Down a tutto volume nel bosco e il profumo di carnazza alla brace indicano che l’area picnic è in uso a pieno regime.
Bene, vado a vedere com’è e intanto ne approfitto per mangiare il mio solito panino al prosciutto, con mela e cioccolato fondente.

L’ingresso all’area picnic è vietato alle auto e sulla sbarra c’è un’insegna incisa nel legno che recita così: “Rispettate il nostro lavoro. Siete i benvenuti.”. Se il mondo ragionasse sempre così, sarebbe splendido. Comunque, pensieri utopistici a parte, la zona è veramente ben tenuta. Mi siedo a mangiare su un tavolo, poco distante dal gruppo di ragazzi che griglia a più non posso e fa casino. Fanno bene, se la godono all’aria aperta!

Tempo di mangiare e riparto prendendo la ciclabile “Kill Bill”, che si addentra in un bosco più fitto. La discesa non è dolcissima e le mie gambe iniziano a risentirne un po’. Finita la pista mi ritrovo sulla strada che mi riporta verso la macchina. Qui, purtroppo, devo dire che sono rimasto un po’ deluso. Tutta la parte fatta al mattino era veramente bella, ma nel pomeriggio il sottobosco fitto toglieva ogni possibilità di panorama o di visione di qualunque cosa.

Proseguo lungo la strada con un po’ meno entusiasmo del mattino. Ormai il mio unico obiettivo è tornare alla macchina e chiudere il giro.
Il percorso nel complesso è bello, lo consiglio ed è fattibile da chiunque. Consiglio, però, di non scendere da Kill Bill, ma di prendere un’altra strada che rimanga sull’altra costa, decisamente meglio esposta e con una vegetazione più bella.
Ho intenzione di tornarci ma con l’obiettivo di tirare dritto su verso il Melogno. Vedremo quando ci riuscirò, con ste benedette zone colorate!!


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